Editoriale N. 22 Nuova Serie – Anno XI 2015 – Contrappunti

EDITORIALE

Dopo tanti fascicoli ‘monografici’, e quindi ordinati tendenzialmente secondo un orizzonte tematico, Paideutika ricupera più esplicitamente, con questo numero, il suo antico amore per i contrasti. I contrappunti che animano le pagine seguenti non hanno a che vedere con un discorrere plurale intorno ad un comune oggetto culturale, ma con la messa in scena di questioni, oltre che di approcci e di orizzonti, differenti. Un modo, questo, tutt’altro che inutile per leggere quegli sguardi sul reale in una duplice direzione: da una parte, in quanto forme che il rapporto educazione-cultura sta assumendo o potrebbe assumere, nei circuiti meno frequentati dall’omologante pervasività della cultura corrente; dall’altra parte, come giacimento di idee che Paideutika mette a disposizione di Autori e Lettori.

Così, se per Tognon si tratta di ripensare il rapporto tra etica ed estetica in educazione, in particolare attraverso l’urgenza di tornare alla dialettica tra realtà e pensiero per riconquistare il nesso forma/contenuto in direzione di una pedagogia come “scienza della vita”, il medesimo rapporto, quello tra estetica ed etica, torna, in forma d’arte, dalle mani pensose di Gabriele Lavia, che con il suo teatro lavora alla riconquista costante di una comunione tra attore e spettatore, dove il significato originario del teatro stesso, pur nella sua imprendibilità, possa essere, se non posseduto, almeno sfiorato sensorialmente.

Per altro verso, la dimensione comunitaria della vita collettiva pone, nello studio d’ispirazione rawlsiana di Passaseo, l’urgenza di un ripensamento più profondo del significato della laicità – e della giustizia – per contribuire a ridefinire il senso e le funzioni del cittadino, sollecitando così la riarticolazione dell’idea di educazione entro uno spazio di sempre più urgente secolarizzazione. Tema, questo, ripreso, in certo senso, anche da Papi, rispetto all’esigenza di comprendere il significato dell’essere o del sentirsi responsabili nel tempo dell’individualismo “feroce e rapace”.

Sul fronte dell’operatività pedagogica vissuta in presa diretta, si muove il resoconto di Baravalle: un’esperienza annuale di insegnamento in Francia diventa testimonianza – e magari avvio di uno studio più approfondito – di quanto la complessità dei rapporti tra approcci metodologici differenti possa costituire la vera e propria struttura normativa della quotidianità scolastica in esame e come lungo tale binomio si rischi di smarrire la costitutiva problematicità della formazione soggettiva.

Del resto, proprio alla formazione dell’io attraverso l’esperienza letteraria sono dedicati altri due contributi di questo fascicolo. Per Petrella si tratta di interrogare il più noto testo di Kundera – L’insostenibile leggerezza dell’essere – come vettore chiave dell’antinomia tra corpo ed anima. Un’antinomia che, tornata oggi di grande attualità, caratterizza così intensamente sia l’esperienza giovanile sia la consapevolezza adulta del mondo, secondo un itinerario di formazione identitaria dalla poetica lacerante. Per Friedrich, invece, si tratta di affondare lo sguardo nelle pieghe più difficili dell’esperienza collettiva tedesca, dove, attraverso Kruso di Seiler, ad emergere sono, per un verso, la legittimazione della scomparsa della DDR come autentico trauma e, per altro verso, la sua dolorosa ricomposizione nella memoria comune delle vittime.

È il pensiero di Louis Marin, infine, ad essere argomentato nel saggio di Aldo Trucchio, attraverso almeno due idee fondamentali: l’identità di ideologia e rappresentazione; l’iconografia autobiografica come espressione narcisistica del differimento infinito del proprio desiderio di assoluto.

In definitiva, allora, la silhouette di questo ventiduesimo numero rievoca senza alcuna forzatura, da più parti, secondo diversi gradi di maturità intellettuale, sotto svariati profili e con diversissimi approcci argomentativi, il bisogno – letteralmente – di ridescrivere le forme dell’etica, siano esse quelle dell’etica individuale o sociale, siano esse mediate dall’estetica, dalla espressività del lavoro di rappresentazione, collocabili nell’esperienza della morale corrente o negli apparati delle istituzioni.

Ecco, allora, che rispetto al basso gradiente d’intensità della cultura diffusa, oramai prevalentemente impegnata a indovinare le misure di problemi che ha smesso di comprendere, non resta che entrare nel merito delle questioni poste per ritrovare il filo di un discorso che cerca nella forza salvifica dei contrasti una possibile chiave di lettura.

E.M.

 

 

In riferimento al peer review process Paideutika ringrazia Giuseppe Annacontini, Gaetano Bonetta, Michele Borrelli, Franco Cambi, Enza Colicchi, Mino Conte, Maurizio Fabbri, Mariagrazia Margarito, Giancarla Sola, Hans-Christian Stillmark, Ignazio Volpicelli, che, con responsabilità e competenza, hanno valutato i contributi pubblicati nel 2015.

 

Pubblicato su: Contrappunti, N. 22 Nuova Serie – Anno XI 2015