Como-Pavia, Ibis, 2016, ISBN 978-88-7164-550-6, pp. 142 – € 15,00
Fulvio Papi, nato a Trieste, vive a Milano e a Stresa. Figura originale della ‘scuola di Milano’, ha interpretato i classici della filosofia (Bruno, Kant, Hegel, Marx), ha percorso le linee essenziali della filosofia contemporanea e del pensiero politico. Dal 1965 ha insegnato filosofia teoretica all’Università di Pavia. Per Ibis ha pubblicato: Capire la filosofia (1993); La filosofia del Novecento in sei libri (1999); Filosofia e architettura (2000); Il lusso e la catastrofe (2006); Voci dal tempo difficile (2008); Oggi un filosofo (2009); La biografia impossibile (2011); Il poeta, l’impero, la morte (2015).
Elena Madrussan è Professore Associato di Pedagogia generale all’Università di Torino. Dirige la Rivista semestrale “Paideutika. Quaderni di formazione e cultura”
Fulvio Papi
L’educazione imperfetta. Considerazioni filosofiche sul presente pedagogico
A cura di Elena Madrussan
Nel solco della “rottura di faglia” che si è spalancata ai nostri occhi da almeno un ventennio, un possibile modo per comprendere l’attualità di senso dell’educazione è costituito dal tentativo di misurarne le perdite. Non nel senso del rimpianto, ma nel segno della possibilità. Come se qualcosa, nell’entropia trasformativa delle nostre vicende storico-culturali, facendone svanire silenziosamente l’inquietudine interrogante e la pluralità semantica, possa paradossalmente consentire il riemergere dei suoi tratti salienti, carsicamente, in tutt’altra forma e con tutt’altro destino.
Per questo, allo sguardo di Fulvio Papi, l’educazione è imperfetta in molti sensi: perché necessariamente incompiuta, perché empiricamente potenziale, perché intimamente inespressa. Sempre.
Anzi: proprio grazie alla sua imperfezione, l’educazione individua i propri oggetti in ciò che la radica in una contingenza storico-culturale ben precisa. Ed è dall’analisi di quegli epifenomeni che, con andamento paziente e con puntualità razionale, Papi lascia affiorare, di argomento in argomento, i damna a cui l’educazione è sottoposta dalla surmodernità: dalla precarizzazione del sapere al consumo del mondo, dai rapporti tra economia e vita ai significati dell’identità.
Attraversando il testo, a quasi vent’anni dal volume di Papi dedicato all’Educazione, non solo ci si accorge di ciò che è andato davvero smarrendosi, ma si rischiara anche l’immagine di ciò che invece conserva la sua validità: la consapevolezza filosofica come possibilità di conquistare uno sguardo inedito, una prospettiva impensata, un’attitudine indagatrice. E quella pedagogica “convinzione di se stessi” in grado sia di sopportare il presente sia di fare il futuro.