Giachery G. (2010). Diario di bordo. Un percorso di decostruzione formativa. In Erbetta A. (Ed.), Decostruire formando. Concetti, pratiche, orizzonti. Como-Pavia: Ibis, 55.

 

A partire dalla crisi individuale attraverso cui il singolo agisce le proprie pratiche, si produce una dimensione soggettiva continuamente aperta al mondo, poiché è proprio tale apertura che permette di porre domande di senso più alte, capaci di coinvolgere la capacità del soggetto di produrre i propri significati (e, quindi, le proprie conoscenze), senza mai perdere di vista il polo della relazionalità.

Il destino è qualcosa che non ho scelto, ma all’interno del quale posso scegliere. / Non esisto, ma sono, e quando esisto sono un che di esistente; ma è mai possibile essere senza esistere? / Allora l’esistente è un fatto di giustizia, poiché io so, anche credendo semplicemente di essere e non esistere, che devo poter esistere oltre e fuori questo semplice-essere, per poter sapere la differenza tra due statuti ontologici, e sapere questo significa sapere ciò che è giusto. / È forse in tal modo inevitabile per il sapere dell’uomo circa il suo stato ontologico, rendersi conto che il suo essere in quanto esistere, è la soglie prima dell’etica e, attraverso essa, della politica (ma anche viceversa; il suo esistere deve poter valere per sé (etica) e per tutti (politica), altrimenti, non valendo in tal modo, non è; un essere umano privo di esistenza non è, è auto-contraddittorio, quindi non è giusto). / La tragedia al fondo è un fatto logico-formale: scambio tra le accidentalità dei predicati (ebreo-tedesco…) e la loro sostanzializzazione, la sostanza-ebreo esclude la sostanza-tedesco (= un falso principio di non-contraddizione), laddove l’ebreitudine e la germanicità sono due diverse possibilità d’essere.

Muovere da queste considerazioni finali, significa far emergere ancora alcuni nodi essenziali del nostro discorso, che precipita immediatamente nel vissuto del nostro essere contemporanei:

  • Il soggetto è pensato come disgregato non da oggi, ma, almeno, a partire da una modernità che costruisce e modella le coscienze;
  • Il soggetto è, emerge, vive, riproduce se stesso in relazione ad un orizzonte sociale e culturale, che costituisce la sua condizione storica;
  • Il soggetto non è dentro se stesso ma è fuori, nel mondo: per questo l’educazione è “l’esperienza vissuta dell’uomo in quanto cultura.